venerdì 31 ottobre 2014

Perla del mese - Ottobre

Non posso spiegarti a parole perchè voglio andare lassù, ma se ci verrai anche tu lo capirai da solo.


sabato 25 ottobre 2014

Lago Paschiet

Il Lago Paschiet è uno splendido specchio d'acqua situato a quota 2000 m sulle nostre montagne, non lontano dalla monumentale Torre d'Ovarda, a metà tra la Val di Viù e la Val d'Ala.
Diverse guide escursionistiche consigliano di percorrere un itinerario ad anello che racchiude anche i vicini Laghi Verdi.
Qui ci limiteremo a descrivere la nostra escursione al Paschiet perchè a nostro avviso la sua bellezza merita un articolo specifico tutto per lui.

Partiti da Balme, più precisamente dalla frazione Cornetti, ci dirigiamo a Sud in direzione della frazione I Frè, che significa "i Fabbri" posto su un poggio sulla sinistra orografica del torrente. Si tratta di un piccolo ma caratteristico insediamento di minatori di ferro del XV secolo. 
Dai Frè è possibile percorrere un incantevole sentiero naturalistico: il 214B (percorso gemello del più evidente e battuto tratto GTA 214) che procede nella macchia boscosa, accompagnando il visitatore con bacheche illustrate e pannelli informativi per presentare la Val Servin con le sue curiosità storiche e naturalistiche. Il sentiero infatti prosegue fino a Chios (1588 m) dove si può individuare l'imboccatura abbandonata di un'antica miniera per l'estrazione del talco ed anche il cosiddetto Casoùn: un vecchio capanno costruito sotto una roccia. Questo tipo di costruzioni venivano denominati Bàrmess e pare che questi abbiano dato origine al nome della città di Balme.
Dopo aver attraversato il Rio Pontat ed il Rio Paschiet il sentiero si ricongiunge alla Via Alpina GTA 214 proprio all'altezza di Pian Sale a quota 1561 m dove una evidente roccia montonata granitica delimita la piana dalla zona sottostante adibita a pascolo.
Proseguiamo costeggiando la ripida riva destra del Rio Paschiet fino a giungere ad Alpe Garavela. Un casolare abbandonato con una abbeveratoio per animali e ciò che resta di un vecchio pozzo diventano rapidamente un buon punto di ristoro prima di procedere sulla mulattiera di rocce sempre ben marcata ed evidente che si lascia la macchia di larici ed ontani alle spalle permettendoci una buona visuale su Punta della Sarda (2340 m) alla nostra destra, sulla granitica formazione de Il Fort (2370 m) e del Bec del Fauset (2578 m) alla nostra sinistra, sui Torrioni del Ru alle nostre spalle e sulle formazioni del selvaggio Vallone degli Ortetti, ormai sempre più vicino. A quota 1932 m, dopo aver superato sulla destra una piccola cascata, si giunge ad un bivio: a sinistra per i Laghi Verdi, il Passo Paschiet ed il Colle Costa Fiorita, a destra per il Lago Paschiet.
Occorre nuovamente attraversare il corso d'acqua e salire lungo il sentiero stretto (214A) che con due tornanti raggiunge Alpe Paschiet, piegare a sinistra e salire ancora lungo la fascia rocciosa di Punta della Sarda fino a raggiungere la nostra meta.

Il lago davanti a noi ci accoglie con un silenzio che pare innaturale, persino il nostro respiro pesante sembra inadatto a quel luogo. Fermiamo quindi il cuore e il ritmo dei nostri passi mentre anche il chiasso del Rio che ci ha accompagnato per tutta la camminata sembra un lontano ricordo.
L'acqua limpida del Lago riflette gli ultimi raggi solari, in una quiete che neppure il più sacro monastero saprebbe imitare. Solo ogni tanto occasionali cedimenti di rocce più in alto interrompono quel silenzio facendo rotolare un sasso per qualche istante.
Non appena il sole scompare dietro le montagne la temperatura si abbassa repentina, costringendoci a riprendere il cammino per la via del ritorno.

Il Lago Paschiet mi ha offerto un inatteso momento di pace e serenità che non vivevo da molto tempo. Ha saputo toccarmi il cuore con sorprendente facilità: l'aria che respiravo fredda e pungente, i colori dell'autunno che avevano dorato gli alberi lungo il cammino, l'impeto del torrente che con i suoi salti tra le rocce si faceva sentire più vivo che mai, resteranno piacevoli ricordi che spero possano non andarsene mai.

Ringrazio Giorgia per avermi accompagnato in questa escursione.









lunedì 13 ottobre 2014

Mille Lupi sulle nostre montagne

Articolo a cura di CCTAM (Commissione Centrale per la Tutela dell'Ambiente Montano)


Il lupo è ormai una realtà per la montagna italiana con un totale di circa 1000 esemplari. Nell'arco di due generazioni (umane), la spontanea colonizzazione della dorsale appenninica si è ormai completata, mentre sulle Alpi l'avanzata continua a fatica. Benefici e svantaggi da questo ritorno? Di sicuro il lupo è un perno dell'equilibrio ecologico degli ecosistemi montani. Gli effetti positivi della sua presenza (aumento della biodiversità in primis) cominciano ben presto a evidenziarsi sia sulle comunità animali (riduzione del carico degli ungulati e cambiamento della loro etologia) che indirettamente su quelle vegetali (modificazioni alla composizione specifica a causa degli effetti sui pascolatori). Gli svantaggi sono sicuramente legati alla conflittualità con l'allevamento, ma va sottolineato che, dove gli enti preposti hanno agito con tempestività ed efficacia (informazione, rimborsi danni e cani da guardia), la convivenza è stata resa possibile. I costi economici di questo ritorno? Inferiori a quelli provocati da altre specie più o meno "nocive": nella sola Emilia-Romagna fagiano e lepre causano ogni anno danni all'agricoltura per più di 500.000 euro rispetto ai 150.000 dovuti al lupo.
Bisogna però che cresca la consapevolezza di questa presenza, simbolo di forza, abilità e condivisione, non più come problema, ma come risorsa e valore.
Per saperne di più: www.canislupus.it