sabato 30 novembre 2013

Perla del mese - Novembre

"Ho detto prima che Preuss e Dülfer erano artisti, e lasciatemi aggiungere "artisti grandi".
Qualcuno obietterà, dicendo che per salire sulla roccia non occorre l'arte, ma soltanto il fegato.
 No!
Saper ideare la via più logica ed elegante per attingere una vetta
disdegnando il versante più comodo e facile,
e percorrere questa via in uno sforzo cosciente di tutti i nervi,
di tutti i tendini,
disperatamente tesi per vincere l'attrazione del vuoto e il risucchio della vertigine,
è una vera e qualche volta stupenda opera d'arte
vale a dire il prodotto dello spirito e dell'estetica,
che scolpito sulla muraglia rocciosa durerà eternamente,
finché le Montagne avran vita."
 

 [Emilio Comici] 
Leonardo Emilio Comici
(Trieste, 21 Febbraio 1901 – Selva di Val Gardena, 19 Ottobre 1940)
 

venerdì 15 novembre 2013

Agli albori degli alberi

Siamo nel pliocene. Abbiamo fatto cioè, un salto indietro nel tempo di oltre tre milioni di anni.
L’habitat che caratterizza il Piemonte non è molto diverso da quello attuale: le estati sono piovose e miti e gli inverni un po’ meno rigidi rispetto a quelli dei giorni nostri. Ciò nonostante facciamo molta fatica a riconoscere l’ambiente. Il paesaggio è profondamente diverso. Il mare occupa gran parte della pianura attuale. Numerose sono le aree deltizie formate dai corsi d'acqua che scendono dalle Alpi e che si tuffano in mare. L'uomo non esiste ancora, ovviamente, mentre la vegetazione è rigogliosa. Le foreste, che ricordano alcune selve del Nord America dei nostri giorni, la fanno da padrone anche se, a dire il vero, le aree deltizie offrono un ambiente nel quale le specie vegetali fanno fatica ad attecchire, solo alcune ci riescono.
Ma c'è un elemento importante da sottolineare: le acque dei fiumi depositano successioni di ghiaie più o meno sabbiose e limi più o meno argillosi che inglobano al loro interno le piante quando muoiono.
Oggi l'insieme di tali sedimenti viene chiamato dai geologi "formazione villafranchiana" e al suo interno sono state trovate piante fossilizzate di quelle antiche foreste.
I sedimenti che stanno sotto a quelli del villafranchiano dicono che prima dei conoidi dei fiumi vi doveva essere il mare. Sopra al villafranchiano, invece, i sedimenti raccontano che l'ambiente mutò ancora, in quanto il mare si ritirò sempre più verso est e il fiume, che scendeva dalle Alpi, lo inseguiva verso oriente.
Fu così che i conoidi del villafranchiano vennero sommersi da altri sedimenti portati dai fiumi.
Oggi, grazie all'alterazione dei ciottoli che si trovano all'interno dei depositi è possibile stabilire con una certa precisione l'età di tali depositi.
Nei sedimenti più antichi si nota infatti una massiccia ossidazione dei composti del ferro, oltre all'alterazione di certi minerali (feldspati) dai quali si è formata argilla.
Sono trascorsi centinaia di migliaia di anni quando, su una di quelle conoidi del villafranchiano, sono sorti paesi e città come Ciriè, Nole, San Francesco, San Maurizio, San Carlo, Villanova e Grosso. La conoide in questione è quella della Stura di Lanzo e con i suoi circa 20 km di lunghezza è una delle più imponenti che si formarono nel pliocene.
Torniamo nuovamente indietro nel tempo di tre milioni di anni, per riapparire proprio sulla conoide di Lanzo. Ciò che più colpisce è la poca varietà di specie arboree che crescono in quest'ambiente.
Tra di esse la più maestosa è senza dubbio la Glyptostrobus europaeus, oggi estinta, ma che si può considerare un'antica parente delle sequoie e dei "cipressi calvi". Si tratta di una Taxodiaceae (specie di piante legnose, caratterizzate spesso da grandi dimensioni, con foglie aghiformi disposte a spirale), che poteva levarsi verso il cielo anche per qualche decina di metri. Oggi questa famiglia di piante è rappresentata da una sola specie, la Glyptostrobus pensilis, che cresce in alcuni ambienti umidi della Cina meridionale.
Osservando quella foresta però ci si potrebbe chiedere coma abbia potuto svilupparsi in tal modo. Solo tornando ai nostri tempi e solo grazie alle analisi dell'habitat nel suo insieme si è riusciti a ricostruire la serie di eventi che hanno portato alla formazione della foresta fossile.
Essi raccontano che tra 3,6 e 2,3 milioni di anni or sono gli ambienti paludosi nell'area attorno a Ciriè erano più vicini alla linea di costa. Inoltre vi era una situazione geologica dove il terreno tendeva lentamente a sprofondare, un fenomeno che durò nel tempo per centinaia di migliaia di anni. Alla morte degli alberi che si erano radicati in quell'area, sabbia e fango ricoprivano i tronchi proteggendoli dagli agenti atmosferici. Se la sopra citata Glyptostrobus europaeus è l'albero che si è imposto su tutti gli altri in realtà prima che essa riuscisse a impiantarsi vi fu una sequenza di arrivi di vegetali che si è potuto ricostruire grazie all'analisi di altri materiali fossilizzati ritrovati, quali macrospore, frutti e semi. Le antiche specie hanno parenti più prossimi in alcune piante che crescono nei nostri giorni in Asia e in America (Brasenia, Dulichium, Proserpinaca, Boehmeria, Epipremnites). Solo successivamente, come detto, si vennero a creare condizioni favorevoli allo sviluppo di piante come la Glyptostrobus, a cui sono attribuiti i ceppi fossili di grandi dimensioni rinvenuti in prossimità di Ciriè. Con l'arrivo di tale specie vegetale la foresta raggiunse il massimo del suo splendore.
A un certo punto, però, le condizioni mutano, in quanto il mare si allontana e la palude scompare sotto i sedimenti portati dal fiume. E circa 2,3 milioni di anni fa la pianura che giace ai piedi delle Alpi Occidentali inizia a sollevarsi. I fiumi rispondono erodendo il materiale che si innalza. La Stura non è da meno e così, con un'opera continua e costante di erosione, porta alla luce ciò che rimane dell'antico mondo del pliocene e che esso stesso aveva costruito.

[Luigi Bignami]